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Negli ultimi anni la ricevuta per prestazione occasionale ha acquisito una notevole importanza ad esempio per coloro che avendo già un lavoro o essendo pensionati hanno la possibilità di aumentare sensibilmente le proprie entrate, o per coloro che stanno per avviare una libera professione ma ancora non hanno intenzione di aprire una partita iva o per le stesse aziende che, a volte impropriamente, la utilizzano come strumento per ottenere prestazioni di lavoro di carattere non subordinato; bisogna prestare attenzione e cautela per il suo utilizzo in quanto soggetto a precisi vincoli di carattere giuridico ed a precisi adempimenti di carattere fiscale e previdenziale che è necessario conoscere per non incorrere in errori.
Il lavoro autonomo occasionale: cosa si intende e quali sono i limiti
Da un punto di vista dell’inquadramento giuridico il lavoro autonomo occasionalerientra nella fattispecie del contratto d’opera disciplinata dall’art. 2222 del codice civile: il lavoratore autonomo occasionale è quel soggetto che svolge a favore di un committente un’opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio senza vincolo di subordinazione, al di fuori dal coordinamento del committente e senza inserimento funzionale nella sua organizzazione.
E’ la natura occasionale della prestazione che lo distingue dalle prestazioni di lavoro autonomo svolte abitualmente ed in forma professionale: tale distinzione ci permette di capire anche il motivo per cui nel caso di prestazioni autonome occasionalinon è necessario possedere una partita iva mentre il lavoro autonomo abituale, svolto in modo professionale rientra a pieno titolo nel campo di applicazione dell’iva, con conseguente obbligo di apertura della partita iva e di emissione della fattura.
Molto spesso poi sento dire che le prestazioni sono di natura occasionale a seconda dell’importo percepito, e viene preso come riferimento un importo generalmente inferiore ai 5.000 euro: in realtà è bene sottolineare che non esiste nessuna norma che stabilisca che è l’importo percepito o la durata della prestazione ad essere gli elementi discriminanti affinchè la prestazione debba essere considerata occasionale o abituale (con la conseguenza di dover aprire una partita iva oltre che una posizione previdenziale).
E’ da escludere l’occasionalità ogni qual volta si intenda instaurare un rapporto duraturo con il committente, con l’esecuzione di più prestazioni anche se non periodiche, svolte in maniera professionale da parte del prestatore .
La ricevuta prestazione occasionale: contenuto e dettagli
Per quanto riguarda la documentazione che deve essere prodotta nel caso di svolgimento di una prestazione occasionale, non essendo sottoposti alla normativa iva non deve essere emessa fattura mentre si dovrà rilasciare a quietanza dell’importo percepito una semplice ricevuta di prestazione occasionale, specificando che trattasi di prestazione fuori dal campo di applicazione dell’iva ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. 633/197, ricevuta che dovrà comunque contenere:
- i dati del prestatore (nome, cognome, luogo e data di nascita, indirizzo e codice fiscale);
- i dati del committente (nome, cognome, o ragione sociale se trattasi di società, partita IVA o codice fiscale, indirizzo);
- la descrizione della prestazione svolta (è opportuno far riferimento, se sottoscritta ad una lettera d’incarico che disciplini gli aspetti essenziali della prestazione);
- l’importo lordo;
- l’eventuale ritenuta d’acconto (nella misura del 20%, se il committente riveste la qualifica di sostituto d’imposta);
- l’importo netto percepito;
- data, luogo e firma del prestatore che rilascia la ricevuta.
Se l’importo della prestazione supera euro 77,47 è necessario apporre all’originale della ricevuta per prestazione occasionale una marca da bollo da 2 euro.
I limiti per prestazione occasionale: reddito annuale e casi di eccedenza
Per quanto riguarda invece obblighi di natura previdenziale ci sono delle peculiarità del lavoro autonomo occasionale che devono essere messe in evidenza: nel caso in cui il reddito percepito nell’anno derivante da attività occasionali anche da una pluralità di committenti superi euro 5.000 è obbligatoria l’iscrizione alla Gestione Separata dell’Inps ed al versamento dei relativi contributi.
In particolare l’obbligo decorre nel momento in cui il lavoratore occasionale supera la predetta soglia, e solo per l’importo eccedente i 5.000 euro; ad esempio se nel corso dell’anno si percepiscono euro 6.000 di compensi occasionali i contributi previdenziali devono essere versati sull’eccedenza, pari a 1.000, euro con le aliquote previdenziali in vigore al momento di superamento della soglia, previa iscrizione del lavoratore alla Gestione Separata presso l’Inps. Per quanto riguarda l’applicazione delle ritenute previdenziali, 2/3 della ritenuta prevista sarà a carico del committente mentre 1/3 sarà a carico del lavoratore.
Esempio:
Un pensionato svolge una prestazione occasionale nei confronti di una società di consulenza informatica: il compenso pattuito per la prestazione ammonta ad euro 6.000. Dato che è superata la soglia dei 5.000 euro, sulla parte eccedente, cioè euro 1.000 dovrà essere operata la ritenuta previdenziale, applicando l’aliquota del 23,50% valida per l’anno 2015 nei confronti dei soggetti titolari di pensione o provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria. La ricevuta di prestazione occasionale dovrà evidenziare i seguenti importi:
Compenso lordo: € 6.000
Ritenuta Irpef 20%: (€ 1.200)
Ritenuta previdenziale: (€ 78,33)
Netto: € 4.721,67
Il committente dovrà versare all’Inps la quota dei contributi previdenziali trattenuti a carico del prestatore (€ 78,33) e la quota dei contributi previdenziali a proprio carico (€ 156,67).
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