-
-
News Recenti
- Lavori in casa, ecco come ottenere subito lo sconto fiscale in fattura
- Che cos’è la ritenuta?
- Incentivi impresa innovativa: Smart&Start
- Deduzioni e detrazioni fiscali: cosa ci si dimentica spesso? (elenco e vademecum)
- Assunzioni agevolate: Garanzia Giovani prorogata
- Finanziamenti agevolati per imprese e professionisti
Archivi
- agosto 2019
- luglio 2019
- maggio 2019
- marzo 2019
- febbraio 2019
- gennaio 2019
- dicembre 2018
- novembre 2018
- settembre 2018
- giugno 2018
- aprile 2018
- marzo 2018
- febbraio 2018
- gennaio 2018
- novembre 2017
- ottobre 2017
- settembre 2017
- agosto 2017
- luglio 2017
- giugno 2017
- aprile 2017
- marzo 2017
- febbraio 2017
- gennaio 2017
- dicembre 2016
- novembre 2016
- ottobre 2016
- settembre 2016
- agosto 2016
- maggio 2016
- aprile 2016
- marzo 2016
- febbraio 2016
- gennaio 2016
- dicembre 2015
- novembre 2015
- ottobre 2015
- settembre 2015
Categorie
Abolizione degli studi di settore per i professionisti già dall’anno in corso. È questa una delle novità tributarie annunciate pochi giorni fa e che ha come obiettivo la semplificazione fiscale per le partite IVA dei professionisti. Di cosa si tratta? Quali sono gli obiettivi del governo? E cosa comporta per i liberi professionisti l’abolizione degli studi di settore?
L’interessante novità fiscale, che interessa la numerosa platea dei professionisti, è uno degli otto punti indicati nella direttiva sugli obiettivi di politica fiscale per il triennio 2016-2018 diramata la scorsa settimana dal ministro dell’Economia.
I professionisti, quindi, potranno dire definitivamente addio ad uno degli strumenti forse più odiati per la determinazione dei compensi. L’abolizione dello strumento degli studi di settore proseguirà però con un’ampia spinta alla fatturazione elettronica e all’invio telematico al Fisco di tutte le fatture attive e passive.
Gli studi di settore sono stati il frutto di un accordo di reciproca collaborazione tra Amministrazione Finanziaria, associazioni di categoria e ordini professionali, la cui applicazione però, non sempre è riuscita a evidenziare una stretta relazione tra le spese sostenute e i compensi percepiti dai professionisti.
Sono nati per essere uno strumento utilizzabile per valutare la capacità di produrre ricavi e conseguire compensi dalle singole attività economiche e sono stati realizzati tramite la raccolta sistematica di dati di carattere fiscale e di tipo strutturale che caratterizzano l’attività e il contesto economico in cui l’attività si svolge.
Gli studi di settore rilevano, per ogni singola attività economica, le relazioni esistenti tra le variabili contabili e quelle strutturali, sia interne che esterne all’azienda o all’attività professionale.
Per la loro elaborazione sono state utilizzate tecniche statistico-matematiche che hanno operato sui dati contenuti in questionari inviati precedentemente e che i contribuenti hanno restituito all’Amministrazione Finanziaria.
La loro applicazione viene resa possibile tramite un software denominato GE.RI.CO. (Gestione dei Ricavi o Compensi) che permette di conoscere i ricavi o i compensi presunti in base agli studi stessi.
La semplificazione fiscale prevista per tutti i liberi professionisti va ben oltre l’abolizione di Gerico. Lo scopo è abbattere i 204 modelli attualmente esistenti, che saranno aggregati e ridotti nel numero e destinati a una platea di più di 3 milioni di contribuenti.
Saranno aboliti progressivamente i cluster (i gruppi omogenei di elaborazioni statistiche) che saranno sostituiti da altri indicatori come i modelli organizzativi di business(cosiddetti mob).
I dettagli dell’operazione abolizione studi di settore saranno resi noti dal governo nei prossimi giorni, ma l’intento è già chiaro: semplificare la vita dei contribuenti italiani e cancellare alcuni dei tanti micro-balzelli e micro tasse che gravano sui cittadini.
Se tutto procede come annunciato nei giorni scorsi, per molti professionisti, gli studi di settore hanno le ore contate. Restiamo in attesa di saperne di più!
Comments are closed.