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Scegliere il giusto regime è fondamentale per ottenere notevoli risparmi fiscali e contributivi. Ecco alcuni esempi pratici, utili per capire quale regime fiscale si adatta meglio alle diverse attività economiche.
La Legge di Stabilità 2016 ha introdotto importanti novità relativamente al regime fiscale agevolato per icontribuenti forfetari, rendendolo più appetibile e come unica alternativa al regime fiscale ordinario, applicabile anche ai soggetti già in attività.
In questo articolo analizziamo, attraverso casi pratici, la convenienza del regime forfetario rispetto a quello ordinario.
E-commerce: è più conveniente il regime forfetario?
Consideriamo un attività di e-commerce con incassi lordi di euro 30.500 (ovvero scorporando l’IVA in caso di regime ordinario ricavi pari ad euro 25.000), inps versata nell’anno precedente 3.529,06 e costi di acquisto per euro 10.000.
Si precisa per l’attività di e-commerce, nel regime forfetario, è previsto un limite di ricavi pari ad euro 50.000, un coefficiente di redditività pari al 40% e non è possibile dedurre i costi e detrarre l’IVA sugli acquisti.
Vediamo le differenze nella seguente tabella.
Nell’esempio, risulta evidente la convenienza ad adottare il regime forfetario in alternativa a quello ordinario, ottenendo un risparmio totale di euro 3.986.
Un ulteriore risparmio, per completezza di informazione, deriva dallo sconto contributivo previsto nella legge di stabilità 2016 pari al 35% dei contributi INPS fissi.
Consulente informatico: quale è il regime più conveniente?
Consideriamo il caso di un consulente informatico con compensi lordi di euro 25.000 (ovvero scorporando l’IVA in caso di regime ordinario ricavi pari ad euro 20.491), nessuna inps versata nell’anno precedente (e quindi deducibile) in quanto trattasi di nuova attività avviata nel 2016 e con costi di acquisto per euro 7.500.
Si precisa che nel regime forfetario, per l’attività professionale, è previsto:
- limite di ricavi pari ad euro 30.000,
- coefficiente di redditività pari al 78%,
- costi non deducibili,
- IVA sugli acquisti indetraibile,
- imposta sostitutiva al 5% per le nuove attività.
Vediamo quali sono le differenze nella seguente tabella.
Ristorante: opto per il regime ordinario?
Consideriamo un attività di un ristorante/tavola calda con incassi lordi di euro 38.500 (ovvero scorporando l’IVA che in questo caso è pari al 10% nel regime ordinario avremo ricavi pari ad euro 35.000), inps versata nell’anno precedente 3.529,06 e costi di acquisto per euro 15.000.
Si precisa per l’attività di ristorazione nel regime forfetario, è previsto un limite di ricavi pari ad euro 50.000, un coefficiente di redditività pari al 40% e non è possibile dedurre i costi e detrarre l’IVA sugli acquisti.
Vediamo le differenze nella seguente tabella.
Nell’esempio, risulta evidente la convenienza ad adottare il regime forfetario in alternativa a quello ordinario, ottenendo un risparmio totale di euro 3.986.
Un ulteriore risparmio, per completezza di informazione, deriva dallo sconto contributivo previsto nella legge di stabilità 2016 pari al 35% dei contributi INPS fissi.
Quindi il regime più conveniente è sicuramente quello forfetario?
Dagli esempi illustrati la risposta risulterebbe affermativa, ma questo non è sempre vero.
Infatti in tutti i casi considerati non abbiamo mai considerato le detrazioni IRPEF (spese mediche, spese di ristrutturazione, interessi mutuo, carichi familiari) ovvero tutte quelle spese che in molti casi riducono e a volte azzerano anche l’IRPEF da versare. E quindi?
La risposta giusta va valutata nel singolo caso in quanto la formula magica adatta a tutti purtroppo non esiste!
Se hai altre domande o dubbi puoi contattarci.
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